In due giorni di viaggio nulla di notevole accadde.
La sera del 10 all'11 maggio il "Piemonte" fatto forza di macchina, cominciò a lasciarsi indietro il "Lombardo" che camminava due nodi all'ora di meno, fino a scomparire totalmente dalla vista dei comandanti, per quanto si fosse fatto attivare maggior combustibile per mantenersi vicini.
Era certo intenzione del generale Garibaldi di spingersi quanto più avanti poteva, per scoprire il Marittimo, prima del cadere della notte: però, se per il "Piemonte", che portava con sè il comandante della spedizione tutto andava bene, non era così del "Lombardo" che, perduto di vista il "Piemonte", aveva perduta la sua guida, e non sapeva quale direzione tenere, Intanto la notte era scesa oscura, e Bixio sul ponte di guardia, con l'ansietà di chi sente una gravissima responsabilità pesare sopra di sè, stava assieme con Elia, spiando se da prua si scoprisse una traccia del "Piemonte". Si era giunti in vista del Marittimo ed il "Piemonte" non si vedeva. Ad un tratto dal timoniere si dà l'avviso, che un vapore era in vista dalla parte di poppa; ed infatti dal lato opposto a quello ove il "Piemonte" era scomparso se ne scopriva uno, che si avanzava su noi guadagnando rapidamente sul nostro cammino. Esso aveva, i fanali spenti; questa precauzione (che se era necessaria per noi, che volevamo passare inosservati, non poteva esserlo per un pacchetto postale od altro ordinario vapore) fece credere a Bixio che avessimo a che fare con un naviglio borbonico in crociera; ordinò quindi che si desse la maggiore velocità alla macchina e che tutto si approntasse per un arrembaggio, se non fosse stato possibile evitare il combattimento.
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