Ondeggianti cagionarono le tempeste, intrecciate portàro gl'intrighi, prosciolte indussero alle prigionie, codate minacciarono le rovine. Fosti Cometa che ti tirasti dietro tanti vapori quanti desiri. Fosti Orione, che spuntasti sempre ad improcellar le Coscienze. Fosti Civetta, che havesti intorno mille Uccellacci. Fosti Aquila, che di cuori non mai satolla, tanti ne ghermisti, quanti di amar ne fingesti. Fosti Lionza, che tante viscere lacerasti, quanti colle tue arti, se non cogli artigli, petti assalisti. Fosti Lupa, che della Carne ghiotta, festi altretante prede lasciva, quanti passi vagante. Alle tue labbra di rose furono intorno tante spine, quante parole, colle quali pungesti tanti Mosconi, quanti Amatori. La tua Vanità ti empiè la testa di vento; la tua Ambitione ti colmò il capo di fumo; la tua Sensualità ri radunò nel cuore tanti carboni accesi, quanti pensieri avvampanti. Fosti un'Helena, che cagionasti gl'Incendij. Fosti un'Europa, che ti lasciasti rapir da' Tori. Fosti un'Isabella, che sempre havesti appresso il Zerbino. Fosti un'Angelica sempre col tuo Medoro. Fosti una Venere, a cui, se mancò un Adone, non mancò un Marte. Fosti [276] una Semiramide, che fe' la Città, Babilonia. Nel Tempio ti festi idolatrare da' tuoi seguaci, & incensare da' cuori impuri. Ardisti, di presentarti a Dio, quando ardesti in rogo di fiamme illecite, & in faccia del Sol'Eterno, fra gli odorosi profumi, sulla catasta delle tue Colpe, ti riputasti di Bellezza Fenice, e non fosti, che un Verme di sordidezza ravvolto nelle tue ceneri, e serpeggiante sopra la Terra.
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