Egli è ben vero ch'io dubito che l'impresa, per la quale io usava cotal diligenza, non si vorrà più portare da quel Signore che me ne ricercò(640), perchè, per certi avvenimenti, ha cambiato soggetto, et un'altra me ne richiede: la qual cosa, benchè io habbia già fatto il discorso, non mi dispiace punto; perchè, essendo il concetto ch'io intendo d'esprimere molto bello et a mio proposito, e recandomi la figura piacere, penso di usarla per me stesso. Anzi mi sarà caro di haverla dipinta in casa, per tenere quasi del continuo dinanzi a gli occhi come un'imagine della gloria del trovatore e dimostratore di essa, che a punto fin a quelle Stelle perviene.
Prego V. S., poichè è tutto gentilezza, ad iscusarmi, se con queste ciance vengo come ad interrompere l'occupationi sue. Sopra ogni cosa ambisco di servirla, ma non so a che io mi sia buono. Ella mi agevoli la via con le cose piccole, se per le grandi io non vaglio; che io le bacio intanto affettuosamente la mano.
Di Roma, li 14 di Ottobre 1611.
S'io non chiedo di soperchio, di grazia mi favorischi di significarmi ancora di qual grandezza possino esser le Stelle (supponendo per hora che sieno tutte quattro d'una stessa grandezza), et ciò o paragonandole con quelle della sesta magnitudine, o esprimendo quanti minuti secondi possino havere di diametro.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo Galilei.
Aff.mo Ser.reG. Batta Agucchi.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Fiorenza.
595**.
GIOVANNI DEMISIANI a GALILEO in Firenze.
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