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      Scrive l'Ecc.mo S. Ambasciatore li 19 d'Aprile(521), d'esser restato in appuntamento col P. Maestro che S. P.tà harebbe ordinato qua che il libro si stampasse, però con certo ordine e dichiarazione la quale ei gl'harebbe mandata in un viglietto; il che non seguì poi se non 8 giorni dopo, forse per l'occupazioni nelle funzioni de i giorni Santi. Mandò li 28 d'Aprile(522) il viglietto scritto di sua mano, et è quello che il S. Ambasciatore manda a V. S. Ill.ma e che ella ha mandato a me: nel quale, conforme all'appuntamento preso con l'Eccmo S>. Ambasciatore, doveva esser l'ordine qua di stampar l'opera, e le dichiarazioni che S. P. ci voleva. Ma la verità è, che nel viglietto non vi è nè ordine di stampare nè dichiarazioni nè altro, salvo che nuove proroghe, fondate sopra alcune sue pretensioni e domande, alle quali sono molti e molti mesi che io ho dato tutte le sodisfazioni, nella maniera che io desidero di far costare al G. D. et a V. S. Ill.ma, et a chiunque volesse accertarsene. Ora, vedendo che qui si navica in un oceano che non ha nè rive nè porti, et a me preme infinitamente la pubblicazione del mio libro per assicurazione delle mie tante fatiche, sono andato pensando a più modi da potersi tenere, ma in tutti ci è bisogno dell'autorità del S. G. D. Et acciò si possa venire a qualche conclusione, mi si rappresenta che sarebbe molto oportuno che S. A. S. si contentasse che un giorno, e quanto prima, alla presenza sua, di V. S. Ill.ma, dell'Ill.mo S. C. Orso(523), e se altro consultore piacesse a S. A. S., si convocasse il R.mo Padre Inquisitore e 'l molto R.do Padre Stefani(524), il quale ha di già riveduto il mio libro e severamente esaminato; dove io intervenendo, porterei l'opera con tutte le censure et emende fattevi dal medesimo Padre Maestro del Sacro Palazzo, dal P. Visconti(525) suo compagno, e dal P. Stefani, dalla veduta delle quali il medesimo P. Inquisitore potrebbe subito comprendere quanto leggieri cose siano quelle che venivano notate, e che si sono emendate: in oltre, dal vedere con quanta sommissione e reverenza io mi accomodo a dar titolo di sogni, di chimere, di equivoci, di paralogismi e di vanità, a tutte quelle ragioni et argomenti che a i superiori paressero applaudere all'opinioni da essi tenute non sincere, comprenderebbe esso e gl'astanti quanto sia vero quello che io professo, che è di non haver mai hauto in questa materia altra opinione e intenzione, che quella che hanno i più santi e venerabili Padri e dottori di S.ta Chiesa.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIV. Carteggio 1629-1632
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1965-1965 pagine 604

   





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