Io non voglio celare in tutto, nè meno confessar liberamente, il mio errore, perchè, se bene mi sono astenuto dallo scriverli doppo la sua partenza, non le dando segno della mia allegrezza doppo d'aver sentito il suo felice viaggio e salvo arrivo in cotesta città, non è per questo ch'io non me ne sia rallegrato in estremo e non abbia continuato a tenerla scolpita nel quore, adornata da tutta la schiera delle sue singolarissime qualità, non restando mai di compatire le sue disavventure. Perchè io so che tra le altre sue virtù vi è quella della benignità, da me tante volte sperimentata, ardisco di supplicarla di perdono, offerendomi pronto all'emenda dei commessi mancamenti. Tra tanto le rappresento la mia riverente osservanza, e desidero che quella servitù alla quale mi ha obbligato il suo infinito merito, non sia lasciata inutile, ma tal volta esercitata da' suoi comandamenti.
I caldi tanto eccessivi che da sei settimane in qua abbiamo patito senza nessuna intermissione, ne ànno fatto maggiormente invidiare l'ottima conversazione co i buoni freschi che sentiamo che ella ha goduto in compagnia di Mons.r Ill.mo Arcivescovo, suo gentilissimo ospite e mio singolarissimo Signore. Seguitino pure a passare il rimanente di questi affannosi giorni, che io, facendo riverenza a lei e supplicandola di rappresentare la mia ossequiosissima osservanza a S. S.ria Ill.ma, resto pregando il Signore Iddio per ogni sua più desiderata felicità.
Di Roma, il dì 13 d'Agosto 1633.
Di V. S. molto Ill.reS.r Galileo Galilei.
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Mons Arcivescovo Signore Iddio Roma Agosto Galileo Galilei
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