Mi ha anco scoperto un particolare, che, tocco da V. S. gentilmente et modestissimamente, ha però accesa la bile di certo cornutone, che fece un'obiettione a sproposito. Mi ha promessa una lettera in difesa di V. S. fatta là, che se mi viene, li voglio fare una bella burla.
Ho scritto a V. S. una lettera che deve servire di addito a V. S. al P. Maestro Carlo Cassini, dell'Annonciata, persona di garbo. Non veggo che le sia capitata. Osservo che non vi è virtuoso che non brami vederla, e non detesti il torto fatto alla virtù et alla gloria italiana nella sua persona, la quale il Signore conservi: e le bacio le mani.
Ven.a, 24 Maggio 1636.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo.
Dev.mo Ser.rF. F.
3302*.
RAFFAELLO MAGIOTTI a GALILEO in Arcetri.
Roma, 25 maggio [1636].
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXIX, n.° 26. - Autografa.
Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron Col.mo S.
Torni pur V. S. E.ma alla tortura, perch'il processo non cammina bene(1350). Il primo constituto fu, se la vera mia ragione quanto a quella postilla delle macchie (dov'io non attribuivo altrimenti l'inventione a quel Tenebrione(1351)) bastasse per mia discolpa; al che non tengo risposta alcuna: e pur questo era tutto lo stato della causa. Del resto, già molte volte, e per sempre, mi son dichiarato, non desiderar mai se non ogni suo maggior commodo nello scrivere, havendo di continuo avanti gl'occhi molti plichi e gran fasci di lettere, che da ogni banda gridano risposta. Pur s'io havessi trascorso (se ben questo a me non sovviene) in farle fretteria, condonilo per sua gentilezza ad un geloso affanno di non havere scapitato nella sua gratia.
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