L'Ill.mo Sig. Comissario Alfonso Antonini, al quale mandai il primo delli ultimi quattro Dialoghi di V. S., ne riceve tanto piacere e ne fa a V. S. tanti ringratiamenti, che non si satia mai, et aspetta la stampa di questo con li compagni con avidità et impazienza estrema. Delli primi già stampati il giudicio di chi intende è questo: che cessata l'invidia della persona di V. S., che Dio conservi longamente, come Lo prego di tutto core, non sarà più alcun matthematico, neanco in Italia, che non sia Copernichista. È sventura et infortunio non di lei, che sempre vivrà gloriosa, ma de' buoni ingegni e della scienza medesima, che V. S. non proseguisca, perchè non ho minimo dubio che ella non habbia altre osservationi e speculationi importantissime. Le faccio ben conscientia come di gravissimo mancamento, se le lasciasse morir, o, per dir meglio, un aborto senza veder lume o goder vita, poichè a dispetto della malignità vi sono tante vie e modi di farle vitali; e non cessare mai di raccordarle il giudicio del nostro buon P. Maestro Paolo, che diceva che l'intelletto del S.r Galileo era così atto nato all'intelligentia del moto(1535), che doppo che si ha memoria non ve n'era ricordato un tale. Dio la conservi e prosperi, e le bacio le mani.
Di Ven.a, 25 8bre 1636.
Di V. S. molto Ill.re et Eccell.maDevotiss.o Ser.
F. F.
3383*.
GALILEO ad [ELIA DIODATI in Parigi].
[Arcetri], 27 ottobre 1636.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. V, T. VI, car. 85r. e t. - Copia di mano di VINCENZIO VIVIANI, del quale è, sul margine, l'annotazione: "G. G. 27 8bre 1636". Le parole da "trattati" a "curiose" si leggono, pur di mano del VIVIANI, a car.
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