Una volta assaggiate le Muse, il vizio mi saltō addosso, e da' dodici a' quindici anni raspai, raspai e raspai, tantochč alla fine scappai fuori con un sonetto all'Italia rappresentata nei soliti panni della solita matrona, piangente al solito sulle sue disgrazie meritatissime. In Collegio, sotto certi preti che erano pių Chinesi che Italiani, senza sapere se l'Italia fosse tonda o quadra, larga o corta, come diavolo mi saltasse in capo quel sonetto all'Italia, io non lo so. So che fu trovato bello, e so che fui consigliato a rimpiattarlo, e so che io non credendolo nč tanto bello nč tanto pericoloso lo tenni lė senza farne gran caso, fino a che l'incuria m'aiutō a smarrirlo con altri venti o trenta fratelli che m'erano nati sulla carta avanti e dopo di lui. Uscii di Collegio a mezzo punto cogli studi; anzi, a dirla come sta, io non conoscevo altro che di nome la lingua latina, la nostra e la francese, sebbene traducendo dal latino in italiano avessi strappato il premio, e nel francese la menzione onorevole, dalla qual cosa puoi argomentare quanta fosse la debolezza dei miei condiscepoli. Tornato al mio paesucolo,8 trovai che lassų era in uso tuttavia il giuoco dei sonetti colle rime obbligate, e in una di queste gare impancatomi anch'io per mero chiasso, riportai la corona a gran maraviglia di tutti, e con gran costernazione di due o tre poeti che in quell'arena oziosa erano tenuti per Orlandi e Rodomonti.9 Di li a poco un prete,10 al quale mio padre aveva affidata la cura di tirarmi a pulimento per l'esame di Pisa, mi dič a scrivere una canzone per la festa del Crocifisso, ed io gliela spiattellai in due giorni; e stampata che fu mi dissero essere la perla di quella raccolta.
| |
Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
|
|
Muse Italia Collegio Chinesi Italiani Italia Italia Collegio Orlandi Rodomonti Pisa Crocifisso
|