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      .. Non mi credete perverso? oh! vi ringrazio, Ermelinda, vi ringrazio! dacchè me lo dite voi, io crederò anche io di non esserlo mai stato del tutto: come avrebbe potuto corrompersi affatto un cuore che arse lungamente del fuoco celeste accesovi dal vostro angelico costume, dalle vostre virtù immortali? Sì, Ermelinda, lo credo, lo credo per l'onor vostro, d'esser ancora manco reo che infelice.
      La donna nascose il volto fra le palme, e si mise a piangere.
      - Or son qui tutto per voi, - seguitava Marco con accento sempre più commosso; - così il mio sangue potesse starvi Invece di qualche ammenda, come son pronto e volonteroso di versarlo fino all'ultima goccia! Cercherò di Bice per ridonarvela, per farla contenta delle nozze bramate; Ottorino lo troverò, tocca a me a trovarlo anch'esso, a presentargli di mia mano la sposa che gli ho contrastata; tocca a me, voglio dargliela io questa gioia, a sconto del tanto male che gli ho fatto patire, per ristorarlo della mia lunga e dura ingratitudine a tanto amore, a tanta fede. Non avrò pace finchè non vi vegga tutti consolati, finchè non abbia tratto in luce codesto mistero d'iniquità.
      A questo punto si arrestò un momento, e fissò gli occhi in volto ad Ermelinda, che non cessava dal piangere, dal singhiozzare; poscia stringendo i pugni seguitava con accento furioso:
      - E tremino i ribaldi che hanno a render conto di tante lagrime; guai, guai a tutti! Sentite, Ermelinda, se dovessi strapparli ad uno ad uno d'all'altare, lo giuro a voi, lo giuro per l'inferno.


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Marco Visconti - Storia del Trecento cavata dalle cronache di quel tempo e raccontata da Tommaso Grossi
di Tommaso Grossi
Vallardi Editore Milano
1958 pagine 484

   





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