Pagina (203/708)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      » - Gli domandano quel che la vole. - «La notte a dormire col suo sposo.» - Dice la Regina: - «Sì, sì, sì. Prendete e pure; e stasera fatela venire alla solit'ora.» - Eccoti, dà ordine al cantiniere, che faccia l'istesso del giorno avanti, che alloppî tutto il vino: bottiglie, tutto. Il Re va al pranzo e beve più di quell'altro giorno, ma come! Quando gli è la sera, ecco la donna, gua', entra nel letto e principia a dire: - «Son Ginevra bella, che per ritrovarti ho consumato sette mazze di ferro, sette paja di scarpe di ferro, sette vestiti di ferro e ho riempiti sette fiaschettini di lagrime.» - Ma qui, dichiamo, questa fosse la camera; e qui, dichiamo, ci fosse le guardie. Sentono un mugolìo, stanno attenti; ed imparano tutto il lamento come l'avemmaria. E la mattina, appena giorno, i servitori la mandorono via questa donna. E queste guardie, quando s'è levato il Re, gli raccontano tutto: - «La notte ci viene una donna da Lei e Le dice: Son Ginevra bella, che per ritrovarti ho consumato sette mazze di ferro, sette paja di scarpe di ferro, sette vestiti di ferro e ho riempiti sette fiaschettini di lacrime.» - Ah, il Re si ricorda della sposa; chè aveva dimenticata ogni cosa. Andato via da il palazzo della madre, si scordò di tutto. - «Non sa? Le dànno il vino alloppiato» - dice questa guardia. - «Bisogna che Lei non lo beva. Ci starò attento io.[7]» - La mattina, stiaccia la noce quella poera donna. Figuratevi! che galanterie! più belle dell'altro giorno. La noce gli era più grossa della nocciola e della mandorla e ne sortì più robba.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La novellaja fiorentina
Fiabe e novelline
di Vittorio Imbriani
Editore Vigo Livorno
1877 pagine 708

   





Regina Ginevra Son Ginevra