Et simigliantemente, se l'uomo lega bene li suoi pulcini, l'altro dì li truova isciolti, non sarebbeno stati legati sì fortemente. Et non puote l'uomo saper con che erba elli li guarisce, nè con che ingegno li scioglie.» - Vedi anche in Pitrè (Op. cit.) il conto XI. Li tri belli curuni mei; e, nella Posillechejata del Sarnelli, il conto I. La pietà remmonerata: - «Pececca pe' compassione menaje 'na savorra sopramano; e pe' bona fortuna cogliette lo vozzacchio e le fece cadere la palommella da le granfe. La quale, caduta 'ncoppa a 'na troffa d'erva, a malappena la toccaje, che subeto, fatte quatto capotrommola e brociolejata 'no poco 'nterra, sse ne tornaje a bolare bella e bona, comme se maje fosse stata scannarozzata.» - Con la stessa erba la Pacecca risuscita il figliuol del Re di Campochiaro, che se la sposa; e poi il cognatuzzo, del quale le veniva a torto apposta l'uccisione. Questo racconto del vescovo di Bisceglie ha infiniti punti di contatto, anzi è tutt'una cosa in fondo, col conto CXII del Pitrè (Lu tradimentu), il quale ne è una trasformazione religiosa. (Così il divo Antonino Pio è divenuto in Sorrento Sant'Antonino; così Ercole Ostiario divenne San Cristoforo, ed i miti pagani si trasformarono in leggende cristiane e da noi e dovunque). Altro riscontro a La pietà remmonerata può leggersi nella prima dispensa della Scelta di Curiosità Letterarie inedite o rare dal secolo XIII al XVII, edita dal librajo Gaetano Romagnoli, in Bologna. È la Storia d'una donna, tentata dal cognato, scampata da pericoli, ritornata in grazia del marito per sua castità e divozione, che il Zambrini ricavò da un codice miscellaneo dell'Università bolognese, segnato di n.° 158.]
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