Basta di carbone! basta di pane! basta di abiti! Riposiamoci, raccogliamoci per meglio utilizzare le nostre forze, per meglio occupare i nostri riposi!»
No, l'agiatezza per tutti non è più un sogno. Poteva esserlo quando l'uomo giungeva, con grandi stenti, a raccogliere otto o dieci ettolitri di grano per ettaro, o a fabbricare di sua mano gli strumenti meccanici necessarii all'agricoltura e all'industria. Dessa non è più un sogno dacchè l'uomo ha inventato il motore che, con un poco di ferro e alcuni chili di carbone, mette a sua disposizione la forza di un cavallo docile, maneggevole, capace di mettere in movimento la macchina più complicata.
Ma perchè l'agiatezza diventi una realtà occorre che questo immenso capitale - città, case, campi coltivati, officine, mezzi di comunicazione, educazione - cessi di venir considerato come proprietà privata, il cui accaparratore può disporre a suo piacimento.
Occorre che questi ricchi strumenti di produzione, ottenuti, costruiti, formati e inventati faticosamente dai nostri padri, diventino proprietà comune, affinchè lo spirito collettivo ne ritragga il massimo vantaggio per tutti.
Occorre l'«Espropriazione». L'agiatezza per tutti come fine, l'espropriazione come mezzo.
II.
L'espropriazione, tale è dunque il problema che la storia ha proposto di risolvere a noi, uomini del secolo decimonono. L'espropriazione, cioè il ritorno alla comunità di tutto ciò che ad essa occorre per formare il suo benessere.
Ma questo problema non può essere risolto per mezzo della legislazione.
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La conquista del pane
di Petr Alekseevic Kropotkin
Libreria internazionale d'avanguardia Bologna 1948
pagine 282 |
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