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      E invece, io dico, che cotesto agnosticismo ci rende un grande servigio. Fermandosi gli agnosticisti a dire e a ripetere, che non è dato di conoscere la cosa in sé, l'intimissimo della natura, la causa ultima e il fondo dei fenomeni, essi per un'altra via, ossia a modo loro, come gente, cioè, che rimpianga l'impossibile, vengono a quello stesso resultato al quale arriviamo noi, non con rimpianto ma da realisti che non cercano l'aiuto della immaginazione, e cioè: che non si può pensare se non su quello che noi possiamo sperimentare, in lato senso, noi stessi.
      Guardiamo a ciò che è accaduto nel campo della psicologia; fu fugata, da un canto, la illusione ideologica, che i fatti psichici si spieghino assumendone a sostanziale subietto un ente iperfisico; - fu bandita, dall'altro canto, la volgarità, più materiale che materialistica, essere il pensiero una secrezione del cervello; - fu fissata l'inerenza dei fatti psichici nello specificato organismo, in quanto l'organismo stesso è un processo di formazione, e in quanto i fatti psichici sono la interiorità dell'attività dei nervi, ossia questa attività in quanto è coscienza; - fu respinta la grossolana ipotesi del materialismo semplicistico, che cotesta interiorità, la quale si conserva e si complica, per il solo fatto che noi ne scovriamo giorno per giorno le rispettive condizioni nei centri nervosi, in quanto è interiorità, ossia funzione di coscienza, possa essere estensivamente osservata; - ed eccoci arrivati alla scienza psichica, che è impreciso, per non dire erroneo, di chiamare psicologia senza l'anima, ma bisogna denominare scienza dei prodotti psichici senza il mito della sostanza spirituale.


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Discorrendo di socialismo e di filosofia
di Antonio Labriola
pagine 183