Ed è brutta la forza nelle donne, come la debolezza negli uomini. Se non che talvolta giova al contrasto, e dà grazia (ma perchè appunto è straordinario, cioè non conveniente) un non so che di maschile nelle donne, e di femminile negli uomini.
(18. Agos. 1821.)
Gli argomenti ch'io tiro dalla considerazione della grazia, in ordine al bello, sono giusti, e giustamente dedotti; e si può argomentare dalla [1523]grazia al bello o viceversa, e le teorie dell'uno e dell'altra comunicano e dipendono scambievolmente, hanno principii comuni, ed elementi comuni, e son quasi due rami di uno stesso tronco; e ciò in questo senso. Il bello è convenienza, la grazia un contrasto, cioè una certa sconvenienza, o almeno un certo straordinario nelle convenienze. Se dunque la sconvenienza è relativa, lo è anche la convenienza; se dunque la grazia è mutabile, se ciò ch'è grazia per l'uno, non lo è per l'altro ec. ec. ec. tutto ciò si dovrà pur dire del bello. Così anche viceversa. E se la tal cosa ad altri pare straordinaria nelle convenienze, ad altri no, ec. ec. ec. dunque l'idea della convenienza è relativa. Io posso pertanto cavare indifferentemente le mie ragioni sì dall'esame della grazia, come da quello del bello, per mostare, che quella o questo non è assoluto, e per qualunque altro scopo di simil natura ec. Dalla grazia si può dunque argomentare alla bellezza, per una ragione e in un modo simile a quello in cui dal brutto si argomenta al bello, e dalla teoria dell'uno risulta quella dell'altro; e così accade in tutti i contrarii.
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