Si pensa, senza neppure volerlo, ai semidei ed agli eroi dell'antichità, cui la fantasia de' poeti attribuiva le fatiche e le glorie di molti uomini, per crearne un mito.
Ma qui non è questione di mitologia, trattasi di un vero e vivo Ercole della scienza, che, povero e senza grandi aiuti, immaginò, volle, e fece.
Un caso singolare veniva pure a dare opportunità in quei primi giorni della sua carriera allo Alessandrini, di giovare in un altro modo al paese.
Allora, come fino a quest'ultimi tempi, nell'Università di Bologna i collegi erano disgiunti dalle facoltà, e non bastava essere professore per appartenere al collegio, ma si richiedeva a ciò una nomina speciale. Vacando un posto nel collegio medico-chirurgico, l'Alessandrini desiderò ardentemente quella carica, di cui per ogni rispetto era degno, e non l'ebbe; e ciò, perchè un altro, bel giovane, caldamente protetto da nobili e belle signore, fu da queste raccomandato al cardinale protettore della città, e la raccomandazione ebbe effetto.
Non credere, o lettore, che io racconti ciò con maligna compiacenza, e come un esempio delle ingiustizie del governo caduto. Questo racconto mio è tale e quale lo fa il professore Calori, anzi le mie frasi sono meno acerbe, ed io lo riferisco, solo perchè giova a ciò che debbo di lui raccontare in appresso. In ogni caso posso dire che
«Mettendolo Turpino, anch'io l'ho messo».
E quanto allo potenza della protezione delle belle signore, credo fermamente che duri e sia per durare sempre, e che ai giorni nostri non ci siano di mutato altro che i cardinali.
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