Pagina (308/833)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      ... Ma non perciò era esclusa la violenza almeno nella maggior parte dell'isola; nulla era venuto ad interrompere le antiche tradizioni, e rimanevano sempre gl'istrumenti per porla in opera.
      Rimanevano gli antichi armigeri baronali mandati a spasso, oltre a tutti gli uomini che avevano già commesso reati, od eran pronti a commetterne, e che non potevano non essere numerosissimi in un paese dove era tradizionale la facilità ai delitti di sangue, e la inefficacia della loro repressione. Se non che adesso, i primi come i secondi, esercitavano il mestiere per proprio conto, e chi avesse bisogno dell'opera loro, doveva con loro trattar volta per volta e da pari a pari
      (Franchetti, Condizioni politiche e amministrative della Sicilia. Firenze, tip. di G. Barbèra).
      Armi. - Un'altra circostanza è la facilità di portare e maneggiare armi. I gladiatori, sotto i Romani, furono i più terribili capi briganti; giunsero a convertire le masnade in vere armate. È da notare che "in tutto il mezzogiorno d'Italia, dice Tommasi-Crudeli (pag. 73), cominciando dalla campagna di Roma, il coltello, piuttosto che un'arma proditoria, è la spada del popolo. Quasi sempre, infatti, l'uso del coltello è preceduto da una sfida formale. L'abitudine di questi duelli è così radicata, che durante il rigorosissimo disarmo della popolazione siciliana, operato dal Maniscalco, in ogni quartiere di Palermo v'erano dei ripostigli praticati nei muri e conosciuti da tutti i popolani del quartiere, nei quali erano nascosti due coltelli, a cui si andava a dar piglio in occasione di rissa.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia alla giurisprudenza ed alla psichiatria
(Cause e rimedi)
di Cesare Lombroso
Fratelli Bocca Editori Torino
1897 pagine 833

   





Franchetti Sicilia Barbèra Romani Italia Tommasi-Crudeli Roma Maniscalco Palermo