Quel suo dire schietto, libero, riciso e semplice, e in quella semplicità elegantissimo, non è tutto natura in lui, ma con lo studio ei l’acquistò, come con lo studio si rendè libero l’intelletto. E fa maraviglia considerare che Luciano fra tanto rimescolamento di popoli che confondevano idee, costumi, lingue ed ogni cosa, e fra tutti gli altri scrittori del suo tempo, che nel pensiero e nella lingua ci mostrano segni di quella confusione e procedono con certo impaccio, egli solo va sicuro di sè, usa stile franco ed evidente, lingua pura, modi svelti ed efficaci: sicchè egli è riputato ristoratore dell’atticismo, e va annoverato con gli antichi tra i migliori scrittori che ebbe la Grecia. La qual cosa non si potrebbe spiegare senza conoscere che intelletto egli ebbe, e quali concetti, e come seppe rimaner libero in mezzo al mondo che lo circondava. I Greci fecero valere nel mondo la bellezza, e Luciano, come greco, la seppe trovare nel suo secolo, e mostrarla, e farla amare anche nello Scetticismo.
Questa è l’immagine di Luciano che io ho veduta nelle sue opere: le quali ora ad una ad una dobbiamo considerare.
CAPO TERZO.
LE OPERE DI LUCIANO.
XXXIX. Essendo tutte queste opere disposte a caso, per ragionarne bene dobbiamo considerarle in un certo ordine, che ci sarà dato dalla materia che esse trattano, che è, o l’arte, o la filosofia, o la religione, o il costume; dal carattere che esse hanno, o serio o satirico; e dalla diversa forma che pigliano, dialogistica o discorsiva.
ARTE.
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