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      Anzi fra tutti i parassiti egli era in maggior grazia ed onore, e nell’arte aveva più ingegno degli altri: sicchè Dionisio ogni mattina gli mandava i cuochi, per imparare da lui: e veramente egli fu una gloria dell’arte nostra. E il vostro Platone nobilissimo andò anch’egli in Sicilia con questa intenzione, e per pochi giorni ci ebbe le spese dal tiranno; ma, non avendo garbo a fare il parassito, se ne dovette tornare in Atene: dove fece di scozzonarsi e prepararsi, e poi tornò all’assalto e rinavigò in Sicilia; ma stato a tavola pochi altri giorni, non riuscì, e rimase sciocco. E questo scacco di Platone in Sicilia pare proprio simile a quello di Nicia.
      Tichiade. E chi parla di questo, o Simone?
      Parassito. Molti, e fra gli altri Aristosseno il Musico,(2) uomo degno di molto conto. Che poi Euripide fa parassito di Achelao fino che visse, e Anassarco di Alessandro, tu lo sai bene. Ed Aristotele ancora fu principe nella parassitica come nelle altre arti; chè anch’egli era parassito di Neleo.(3) Ecco adunque che ti ho mostrato i filosofi che attesero alla parassitica: ma nessuno può nominarmi un parassito che volle esser filosofo. Eppure se è felicità il non aver fame nè sete nè freddo, questa non l’ha se non il parassito. Sicchè filosofi troverai molti che muoiono e di freddo e di fame; parassito nessuno, o non è parassito, ma un qualche sfortunato, un povero uomo, e simile ad un filosofo.
      Tichiade. Basti di questo. Ma come dimostri che la parassitica vince di molto la filosofia e la rettorica?


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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