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      Se egli è pio e timorato, gli vanno a zufolare che l’amico è un ateo, un empio che sprezza la divinità e nega la provvidenza; e come egli ode ciò, e sentesi questa zanzara nell’orecchio, tosto va in furie, come è naturale, e scaccia l’amico senza aspettare esatte informazioni. Insomma inventano e dicono di tali cose, che sanno più potenti ad eccitare lo sdegno in chi li ascolta; e conoscendo dove uno può esser ferito, lì mirano e lì colpiscono; per modo che quei turbato dal subitaneo sdegno, non ha più tempo di ricercare la verità: e se uno volesse giustificarsi, ei non l’ammette, preoccupato delle inaspettate cose che ha udite, e che tiene per vere.
      Efficacissima è quella specie di dinunzia che rappresenta cose contrarie alla passione di chi l’ascolta. A Tolomeo soprannominato il Bacco(50) uno riferì, che il platonico Demetrio beveva acqua, e non s’era vestito da femmina nei Baccanali. E se Demetrio, chiamato il mattino appresso alla presenza del re, non avesse bevuto, e, vestito d’un gamurrin di Taranto, non avesse sonato il cembalo e ballato, saria morto come colui che non approvava la vita del re, e professava altre massime contrarie ai piaceri di Tolomeo. Una volta il più gran delitto che si poteva denunziare ad Alessandro, era che uno non venerava ed adorava Efestione. Poi che Efestione morì, Alessandro per l’amore che gli portava, volle aggiungere quest’altra grandezza alle tante che aveva, e crear dio il morto. Subito adunque le città rizzarono templi, sagrarono luoghi; e furono dedicate are, fatti sacrifizi e feste a questo nuovo dio, e il più grande giuramento per tutti era Efestione.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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