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      Le cose che ho udite da quei maladetti sofisti mi hanno fatto gonfiare tanto di pancia.
      Triefonte. Mi scosterò quanto vuoi: ma tu caccia e svapora quel malanno.
      Crizia. Puh, puh, puh, puh quelle chiacchiere! Bah, bah, bah, bah quei scellerati disegni! ih, ih, ih, ih quelle vane speranze.(149)
      Triefonte. Diacine, che vento! ha voltate le nuvole! Ci era un buon zefiro che increspava le onde, e tu ora ci hai messo Borea su la Propontide, sicchè per forza di funi le navi saranno tirate nell’Eussino, per i cavalloni levati da cotesto vento.(150) Come dovevi aver gonfie le budella! che borboglio e rimescolamento ti turbava il ventre! Hai dovuto avere orecchi per tutto il corpo per udir tutto questo; ed avrai fatto il miracolo di udire anche per le ugne.
      Crizia. Non è una maraviglia, o Triefonte, l’aver udito anche per le ugne, perchè tu sai che una coscia diventò ventre, e un capo partorì, e una natura maschile si cambiò miracolosamente in femminile, e femmine furono mutate in uccelli. Il mondo è pieno di miracoli, se vuoi credere ai poeti. Ma giacchè scontrai te prima in questo luogo, andiamo dove quei platani fanno rezzo, e i rosignuoli e le rondini cantano soavemente, acciocchè udendo quel dolce cantare, e il lieve mormorio dell’acqua, riconfortiamo un po’ l’anima.
      Triefonte. Andiamo, o Crizia. Ma io temo che le cose da te udite non sieno un incantesimo, che faccia diventare anche me un pestello, o un chiavistello, o altra cosa inanimata, se in te ha prodotto cotesto mirabile intronamento.


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Opere di Luciano voltate in italiano da Luigi Settembrini
Volume Terzo
di Lucianus
Edizione Le Monnier Firenze
1862 pagine 448

   





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