Ma da molti mortali son chiamataPodagra, e sono ai piedi agra pastoia.
Orsù voi tutti che nei miei misteriA dentro foste messi, alzate un inno
Ad onoranza dell’invitta Dea.
CORO.
O Vergine di cuore adamantino,
Brava, animosa dea,
Odi de’ tuoi devotiQuesto festoso canto.
Grande è la tua possanza,
O sfarzosa Podagra.
Con tutta la sua folgoreGiove ha di te paura;
Di te tremano l’onde
Del pelago profonde;
Di te trema Plutone
Re dell’atra magione,
O fasce-avviluppata,
Lettereccia, tardigrada,
Malleoli-tormentataArsa-talloni, sgranchia-a-barcolloni,
Scansa-pigiate, nocche-calcinata,
Gambe-schimbescia, insonne,
O ginocchi-a-trabiccolo Podagra.
NUNZIO.
Padrona, a tempo mi venisti incontro:
Odi, ti reco non vana novella,
E in provanza del detto eccoti il fatto.
Io, come m’imponesti, lemme lemmePer le città traendomi, spiava
Tutte le case, di saper bramando
Se alcun non riconosce tua possanza.
Ho visto tutti a capo basso, vintiDal poter delle tue mani, o regina.
Ma questo paio d’uomini insolenti,
Al popolo dicevano e giuravanoChe la tua possa non è più temibile,
E che ti scacceranno essi dal mondo.
Onde facendo gran forza di piediIn cinque dì due buoni stadi ho corso.
PODAGRA.
Come celere voli, o velocissimoDe’ miei nunzi! E da qual scabro e lontano
Paese or vieni? Di’ chiaro ed apertoAcciò ch’io il sappia tosto.
NUNZIO.
PrimamenteSceso ho una scala di cinque gradini,
Che traballava per scommessi legni.
Poi mi son messo su un suolo battutoA mazzapicchio, che sotto la pesta
Delle dure calcagna risonava.
E trapassato con dolenti passi
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Dea Vergine Podagra Plutone Podagra
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