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      Parte, perchè da' venti, allor ch'iratiVolgon sossopra il mar, per l'aure è sparso
      E dal sol dissipato: e parte ancora,
      Perch'egli a tutti i sotterranei chiostriVien largamente compartito, e quivi
      Lascia il salso veleno, e di nuov'ancoSorge in più luoghi, e tutto al fin s'aduna
      De' fiumi al capo e in bella schiera e dolceScorre sopra 'l terren per quella stessa
      Via che per sè medesma aprirsi in primaPoteo col molle piè l'onda stillante.
      Or dell'aria dich'io, che 'n tutto il corpoInnumerabilmente ogn'or si muta.
      Poichè ciò che dal mare e dalle coseTerrestri esala, entro il profondo e vasto
      Pelago aereo se ne vola e tuttoSi cangia in aria: or, se da questa i corpi
      Non fossero all'incontro alle spirantiCose restituiti, il tutto omai
      Saria disfatto e trasmutato in aria:
      Dunque l'aere già mai di generarsiNon cessa d'altre cose e in altre cose
      Giornalmente corrompersi; che tutteMancar già noto e manifesto è a tutti.
      Ma de' liquidi raggi il largo fonteDi recente candor mai sempre irriga
      Le stelle e l'etra e gli elementi, e rattoMinistra al ciel con nuovo lume il lume.
      Poichè ciò che di lume, ovunque il vibri,
      Ei perda, indi imparar perfettamenteSi può da noi, che non sì tosto al sole
      Veggiam le nubi sott'entrare e tuttiQuasi interromper di sua luce i rai,
      Che repente di lor svanisce affattoL'infima parte, e 'l terren globo adombrasi
      Ovunque i foschi nembi il volo indrizzino:
      Onde conoscer puoi che sempre il tuttoD'uopo ha di splendor nuovo, e che perisce
      Ciò che pria di fulgor si sparse intorno,
      E che per altra via vedersi i corpi


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Della natura delle cose
di Tito Lucrezio Caro
Casa Editrice Sonzogno Milano
1909 pagine 330