Ma l'altrui malizioso interesse lo consigliò a governarsi con tali misure, che a poco a poco quest'autorità è ritornata a spartirsi, e al dì d'oggi si ritrova così vicina a quella pericolosa uguaglianza, che (sì come ho detto un'altra volta) possono arrivare ad ogn'ora gli effetti solita a produrre per sua natura: mentre, essendo così necessaria l'una parte all'altra, come si son l'un all'altro il re e il parlamento, è impossibile che, trovandosi ciascuno repugnante a fornire il compagno di quell'autorità che gli manca per operar validamente ciascuno secondo le proprie esigenze, non si rendano scambievolmente intollerabili, e non si pensi da ambidue le parti a liberarsi per sempre da sì necessaria e noiosa soggezione. Quando questo avverrà è molto incerto, qual ne sia per essere l'evento, e qual parte abbia a riportare il vantaggio che per l'addietro è stato giornaliero, una volta seguendo il re contro i sudditi nobili e un'altra i sudditi popolari contro il re.
È bene infallibile anche questa parte del mio primo assunto: che questa volta il re non averà in suo favore la religione, qual'ebbe Enrico VIII, e che il partito che egli ha da vincere non è tale da abbattersi, come fu quello, con apparenza de' benefizi, ma gli converrà farlo con l'armi, il nervo delle quali essendo il danaro, di cui si trova affatto sprovveduto, bisogna che l'abbia da' suoi nemici o che, rinnovando tutte le massime della sua passata condotta, si metta in tale stato di poter senza l'aiuto di essi usar con profitto dei favori della fortuna, per quando le piacesse aprirli di quelle strade che finora non appariscono.
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Enrico VIII
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