Poco adunque il Saggio promette; e tenesse quel poco! Primo, incerto, ebbe per giunta tali fortune, che può recare a miracolo l'essersi tratto fin qui; e implora grazia da' cortesi, non come frutto (che non è), ma come desiderio e speranza.
Poniamo qui, per maggior chiarità e norma i seguenti articoli: I. Fonti del Bello sono Verità ed Amore. II. Il vero distinguiamo dal positivo; l'uno è materia di poesia, non l'altro; III. Amore è quell'aura d'affetto che spira dalle opere di Dio; è fuoco latente del Creato, non affettazione di sentimentalismo. IV. L'Arte è dunque, per essenza, cosa morale. V. Né il solo diletto può esserne fine. VI. Gli esempi dei sommi ne sono prova.
Applicheranno i principii qui esposti agli autori che seguono, e risponderanno alle domande ed obbiezioni che loro sieno fatte (entro i termini convenienti) i signori
BOCCARDI BARTOLOMEO
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RANDACCIO CARLO
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TAGLIAVACCHE CARLO
al Dante
ZIGNAGO GIUSEPPE
al Virgilio
MAMELI GOFFREDO
MONTANO NICOLÒ
VIRGILIO
Il campo della poesia è qui meno vasto; ma odi il cantar che nell'anima si sente. Noi non cerchiamo in Virgilio il pregio dell'Epopea, o la verità dei caratteri, o il largo fiume di Omero, né s'egli splenda di propria luce o di riflessa, né se la poesia di Omero sia nell'Eneide fiore posticcio e avvizzito, o in nuovo terreno si allegri di nuovi colori. Omnia jam vulgata. Nel grande Epico corre una vena di affetto che lo distingue tra i poeti, e dà alla cetra del Lazio una corda da fare invidia alla lira dei Greci. La sua poesia non è, come degli anni verdi, riso dell'universo; è voce che suona dal petto profondo, è soave lamento, o gemito acerbo di cuore piagato.
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