In questo monistero egli si rinchiuse coi suoi compagni, promuovendo in ogni classe di persone col suo esempio e colle sue esortazioni l'amore della vita ritirata e pia. Ivi egli scriveva molte pregiate sue opere; ivi indirizzava ad altri vescovi e fedeli della cristianità lettere di conforto o di scioglimento di dubbiezze teologiche; ivi per fine risanava nei lunghi anni del suo esilio i malori nei quali la Chiesa sarda era caduta o pel rilassamento della disciplina in tempi così difficili, o per l'influenza dei dominatori ariani. Per la qual cosa la Sardegna deve annoverare fra gli avvenimenti li più fausti per la sua religione questo lungo soggiorno nel suo seno di tanti illustri prelati esuli, e di Fulgenzio soprattutto, che guida era ed indirizzatore di tutto ciò che da essi si praticava [540] .
Cessò la persecuzione contro ai cattolici nel salire al trono dei Vandali Ulderico, dal quale furono restituiti nelle loro sedi li vescovi esigliati [541] . Onde la Sardegna durante il regno di questo principe e l'usurpazione di Gelimero suo successore, qualche giovamento ebbe a trarre da quella quiete, dopoché per singolare ventura tratto lo avea copioso dalla persecuzione. Ma il destino delle cose umane, che non sempre accomoda ai tempi del maggior bisogno i conforti e le vendette, avea riserbato la liberazione nostra dal giogo vandalico a quell'età. Gelimero, aspreggiando l'imperatore Giustiniano col negargli la dimandata liberazione di Ulderico, avea richiamato nell'Africa le aquile romane per sì lungo tempo non più viste in quel suolo.
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