» «Cattiva gente, cattiva gente, tornate a casa, non c'è più niente». Qui cominciarono risa di alcuni, rimbrotti di alcuni altri, domande dei sopravvegnenti, discorsi d'ogni genere. Lorenzo lasciata finalmente la corda uscì dalla Chiesa, e si pose in mezzo ai crocchj a render ragione dell'aver così messo a soqquadro tutto il paese. Ma in mezzo ai paesani si videro passare in ordine di battaglia alcuni armati e di sinistro aspetto: erano gli amici che abbiam già veduti all'osteria. A quelli che li vedevano nasceva sospetto che fossero banditi, e che per cagion loro si fosse suonato a stormo: chi si ritirava, chi si univa in crocchio, e già da molti si parlamentava del partito da prendersi.
Ma siccome coloro passavano senza molestare nessuno, e ad ogn'uomo che vedevano parevan dire: - tu non sei quello -, così nessuno volle gittare la prima pietra, e a poco a poco la folla svanì, ognuno si ritirò a casa, e Don Abbondio si rimase a schiamazzare con Perpetua.
Ma i tre personaggi che c'interessano nascondendosi quanto potevano, non rispondendo alle inchieste e fuggendo la folla erano sulla via che conduceva alla casa di Lucia; quando un garzoncello che andava guardando attentamente tutti quelli che passavano, al vederli, mise un sospiro che pareva volesse dire: - gli ho trovati una volta -; si pose dinanzi a loro, pigliò Agnese pel lembo della veste, e disse con voce bassa e affannata: «Tornate indietro per amor del cielo!» Era Menico, e fu tosto riconosciuto. «Perché?» dissero tutti e tre.
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Chiesa Don Abbondio Perpetua Lucia Agnese Menico
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