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Fatte le prime interrogazioni più pressanti ognuno cominciò a rispondere brevemente a quelle del compagno. Fermo finalmente pregò Agnese ch'ella raccontasse per disteso tutta la sua storia, promettendo di soddisfarla egli poi della propria. Così Fermo conobbe per la prima volta daddovero le triste vicende di Lucia, e l'esito inaspettato. Tremò, fremè, impallidì cento volte a quel racconto; ora diede dei pugni all'aria, ed ora giunse le mani in atto di ringraziamento; maledisse la Signora, benedisse il Cardinale, diede maledizioni e benedizioni al Conte del Sagrato, invocò ora la vendetta, ora il perdono del cielo sopra Don Rodrigo. Ma un punto rimaneva tuttavia oscuro, né Agnese sapeva dilucidarlo. Perché non è venuta con me? con me suo promesso? con me che doveva, che poteva divenir suo marito? che ostacolo v'era più? non sarebbero mancati che i denari; e il cielo gli aveva mandati. Agnese non seppe dire, se non ciò ch'ella aveva pur pensato: che Lucia fosse rimasta tanto stordita e sgomentata da quegli orribili accidenti, che non le rimanesse più forza da voler nulla, e fosse disgustata d'ogni cosa.
«Oh! andrò io a saperlo da lei», disse Fermo, «voglio vederne l'acqua chiara. Ella era mia; mi si era promessa; io non ho fatto niente per demeritarla; e se non mi vuol più...» e qui avrebbe pianto se gli uomini non si vergognassero di piangere, «se non mi vuol più; me lo ha a dire di sua propria bocca; e mi deve dire il perché».
Agnese cercò di racconsolarlo, e lo chiese della sua storia, che Fermo le narrò sinceramente.
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