Non più di cinquanta erano là dentro quelli che avevano un fucile, compresi i fucili dei pompieri municipali.
Alle finestre gli armatisi gridò, e a ciascuna delle finestre del primo piano verso la strada d'onde veniva la colonna assalitrice, si disposero gli armati di schioppo. Degli inermi, circa una sessantina, fra cui molti operai tipografi, che dal tocco in poi erano stati instancabili nel costrurre barricate in varii punti della città, corsero ai tetti.
Le fucilate che venivano dalle finestre e la tempesta terribile di tegole che cadevano dai tetti, misero presto la colonna assalitrice nella impossibilità di avanzarsi.
Durava da qualche ora il combattimento, quando il colonnello che la comandava fece conoscere a Radetsky gli insuperabili ostacoli che gli si opponevano. Allora gli fu mandato, con truppe di rinforzo, un pezzo da cannone di grosso calibro.
Con questo, collocato in una bottega di faccia all'entrata principale del Broletto, non fu difficile aprire una larga breccia nella porta.
I soldati entrarono nel cortile infuriando e sparando alla cieca, e avrebbero fatto un massacro di tutti i cittadini trovati nel Broletto, se non ne fossero stati trattenuti dagli ufficiali superiori.
Quelli che corsero più grave pericolo furono i combattenti sui tetti, dai quali quei soldati avevano avuto maggiori danni. Uno dei tipografi ricordò così quella scena:
«Suonavano le 10 ½ che alcuni reisinger (soldati boemi) salgono sul tetto. Noi vedendoli venire, determinammo gettarli tutti abbasso, anzichè lasciarci prendere.
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Radetsky Broletto Broletto
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