Sembra alla gente dozzinale, che il suo pensiero vada a trovar l'amico, la casa, il podere, che son lontani; ma altro viaggio non fa il pensiero, cioè il moto dell'anima, che di mirare i fantasmi presenti di que' lontani oggetti, perché scritti nella fantasia.
Ecco dunque come questa potenza arriva ad esercitarla sua forza sopra la mente, rallegrandola con gli oggetti piacenti, e turbandola ed affligendola con i dispiacenti. Qui nondimeno non è finita la festa. Le passioni si possono chiamar modificazioni e movimenti dell'anima nostra, la quale formati che gli ha, ne imprime in certa guisa le traccie o idee nella fantasia, coerentemente a quella, che è interesse suo di meditarla, perché di bene o di male a lei spettante. Come ciò si faccia, nol so dire; ma che si faccia, pare, che non sia da dubitarne. Possiamo immaginare, che sì fatte passionate idee s'imprimano più forte, più profondamente o con più estensione nel cerebro: ferita, che a poco a poco suol poi venire saldata dal tempo. Qualunque volta dunque, siccome abbiam detto, quella principale idea si fa vedere all'anima, per lo più, se non sempre, risveglia in lei quelle stesse passioni o gustose o disgustose, con cui nacque e crebbe, ed eccita gli appetiti innati nell'uomo, cioè i desiderj corrispondenti a quelle passioni. Affezioni poi sì poderose, ove non sieno raffrenate e moderate, ognun sa, a quanti precipizj possano trarre l'anima nostra, cioè a quanti vizj e peccati, ovvero tenerla immersa in essi, senza trovar la via di risorgere.
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