NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     A cui Nuto rispose: - Io lavorava un loro giardino bello e grande, e oltre a questo, andava alcuna volta al bosco per le legne, attigneva acqua e faceva cotali altri servigetti; ma le donne mi davano sì poco salaro, che io non ne potevo appena pure pagare i calzari. E oltre a questo, elle son tutte giovani e parmi ch'elle abbiano il diavolo in corpo, ché non si può far cosa niuna al loro modo; anzi, quand'io lavorava alcuna volta l'orto, l'una diceva: "Pon qui questo" e l'altra: "Pon qui quello", e l'altra mi toglieva la zappa di mano e diceva: "Questo non sta bene", e davammi tanta seccaggine, che io lasciava stare il lavorio e uscivami dell'orto, si che, tra per l'una cosa e per l'altra, io non vi volli star più, e sonmene venuto. Anzi mi pregò il castaldo loro, quando io me ne venni, che, se io n'avessi alcuno alle mani che fosse da ciò, che io gliele mandassi, e io gliele promisi: ma tanto il faccia Dio san delle reni, quanto io o ne procaccerò o ne gli manderò niuno.

     A Masetto, udendo egli le parole di Nuto, venne nell'animo un desidero sì grande d'esser con queste monache, che tutto se ne struggea, comprendendo per le parole di Nuto che a lui dovrebbe poter venir fatto di quello che egli disiderava; e avvisandosi che fatto non gli verrebbe se a Nuto ne dicesse niente, gli disse: - Deh, come ben facesti a venirteme! che è un uomo a star con femine? egli sarebbe meglio a star con diavoli: elle non sanno delle sette volte le sei quello che elle si vogliono elleno stesse.
     Ma poi, partito il lor ragionare, cominciò Masetto a pensare che via dovesse tenere a dovere potere esser con loro; e conoscendo che egli sapeva ben fare quegli servigi che Nuto diceva, non dubitò di perder per quello, ma temette di non dovervi esser ricevuto per ciò che troppo era giovane e appariscente. Per che, molte cose divisate seco, imaginò: - Il luogo è assai lontano di qui e niuno mi vi conosce; se io so far vista d'esser mutolo, per certo io vi sarò ricevuto. E in questa imaginazione fermatosi, con una sua scure in collo, senza dire ad alcuno dove s'andasse, in guisa d'un povero uomo se n'andò al monistero: dove pervenuto, entrò dentro e trovò per ventura il castaldo nella corte, al quale, faccendo suoi atti come i mutoli fanno, mostrò di domandargli mangiare per l'amor di Dio e che egli, se bisognasse, gli spezzerebbe delle legne. Il castaldo gli diè da mangiare volentieri, e appresso questo gli mise innanzi certi ceppi che Nuto non avea potuto spezzare, li quali costui, che fortissimo era, in poca d'ora ebbe tutti spezzati. Il castaldo, che bisogno avea d'andare al bosco, il menò seco, e quivi gli fece tagliare delle legne: poscia, messogli l'asino innanzi, con suoi cenni gli fece intendere che a casa ne le recasse. Costui il fece molto bene, per che il castaldo, a far fare certe bisogne che gli eran luogo, più giorni vel tenne: de' quali avvenne che uno dì la badessa il vide, e domandò il castaldo chi egli fosse.


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