NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Or pure avvenne che costui un dì avendo lavorato molto e riposandosi, due giovinette monache, che per lo giardino andavano, s'appressanono là dove egli era, e lui che sembiante facea di dormire cominciarono a riguardare; per che l'una, che alquanto era più baldanzosa, disse all'altra: - Se io credessi che tu mi tenessi credenza, io ti direi un pensiero che io ho avuto più volte, il quale forse anche a te potrebbe giovare.
     L'altra rispose: - Di sicuramente, ché per certo io noi dirò mai a persona.
     Allora la baldanzosa incominciò: - Io non so se tu t'hai posto mente come noi siamo tenute strette, né che mai qua entro uomo alcuno osa entrare, se non il castaldo ch'è vecchio e questo mutolo; e io ho più volte a più donne, che a noi son venute, udito dire che tutte l'altre dolcezze del mondo sono una beffa a rispetto di quella quando la femina usa con l'uomo. Per che io m'ho più volte messo in animo, poiché con altrui non posso, di volere con questo mutolo provare se così è; ed egli è il miglior del mondo da ciò costui, ché, perché egli pur volesse, egli noi potrebbe né saprebbe ridire. Tu vedi ch'egli è un cotal giovanaccio sciocco, cresciuto innanzi al senno: volentieri udirei quello che a te ne pare.

     - Oimè! - disse l'altra - che è quel che tu di'? non sai tu che noi abbiam promesso la verginità nostra a Dio?
     - O - disse colei - quante cose gli si promettono tutto 'l dì, che non se ne gli attiene niuna! se noi gliele abbiam promessa, truovisi un'altra o dell'altre che gliele attengano.


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