Opere di letteratura italiana e straniera |
Ora avvenne un dì che, essendo così Federigo divenuto allo stremo, che il marito di monna Giovanna infermò, e veggendosi alla morte venire, fece testamento; ed essendo ricchissimo, in quello lasciò suo erede un suo figliuolo già grandicello, e appresso questo, avendo molto amata monna Giovanna, lei, se avvenisse che il figliuolo senza erede legittimo morisse, suo erede sostituì, e morissi. Rimasa adunque vedeva monna Giovanna, come usanza è delle nostre donne, l'anno di state con questo suo figliuolo se n'andava in contado ad una sua possessione assai vicina a quella di Federigo; per che avvenne che questo garzoncello s'incominciò a dimesticare con Federigo e a dilettarsi d'uccelli e di cani; e avendo veduto molte volte il falcone di Federigo volare, istranamente piacendogli, forte disiderava d'averlo, ma pure non s'attentava di domandarlo, veggendolo a lui esser cotanto caro. E così stando la cosa, avvenne che il garzoncello infermò; di che la madre dolorosa molto, come colei che più non n'avea e lui amava quante più si poteva, tutto 'l dì standogli diatorno non ristava di confortarlo, e spesse volte il domandava se alcuna cosa era la quale egli disiderasse, pregandolo gliele dicesse, che per certo, se possibile fosse ad avere, procaccerebbe come l'avesse.
Il giovane, udite molte volte queste proferte, disse: - Madre mia, se voi fate che io abbia il falcone di Federigo, io mi credo prestamente guerirei. |