NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Quando costoro odono questo, tutti ad una voce dicono: - Amico, per l'amor di Dio, non ci voler disfare; togli da noi quello che possiamo, e anderenci con Dio.
     L'oste disse: - Poiché così è, io non so se mi perderò l'occhio; datemi tanto che io mi possa far medicare, emendate la cotardita della donna mia, che pur l'altro dì mi costò lire sette.
     Brievemente, li ciechi dierono all'albergatore li denari caduti, che erano nove lire e soldi due; ed altrettanti che n'aveano addosso; e così di notte pregarono l'oste che perdonasse loro, e andaronsene così vergheggiati, chi sciancato, e chi col viso infiato, e chi col braccio guasto, per putta paura, tanto oltre che furono sul contado di Pisa la mattina. Quando furono a una taverna appiè di Marti, cominciarono a rimbrottare l'uno l'altro; e l'oste, veggendoli sanguinosi e accaneggiati, si maravigliava, dicendo: - Chi v'ha così conci?

     E quelli dicono: - Non te ne caglia: - e ciascuno addomanda uno quartuccio di vino, più per lavarsi le busse e le percosse del viso, che per bere.
     E fatto questo, dice Grazia: - Sapete che vi dico? io facea in fede i fatti vostri, come i miei, e non fu' mai né ladro né traditore; voi m'avete dato di ciò un buon merito, che io ne sono quasi disfatto in avere e in persona: egli è meglio corta follia che lunga, e farò come colui che dice: "Uno, due e tre, io mi scompagno da te"; e con voi non ho più a fare nulla, e l'oste ne sia testimone; - e vassi, con Dio.
     Dicono questi altri: - Tu hai nome Grazia, ma tale la dia Dio a te, chente tu l'hai data a noi.


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