NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Giunto Orlandino in su la sala dinanzi a Carlo, erano e' tre sopradetti in sala, cioè Namo, Salamone e Uggieri, e la vivanda fu portata in due grandi piattelli, come era ordinato. E Orlandino corse e prese uno de' piattelli; e quando lo prese, Carlo gli fece uno brutto e spaventoso viso, e fece uno grande roncare di gola, credendo fargli paura. Orlandino lasciò il piattello, e prese Carlo per la barba, e disse: - Che hai? - E fu più scura la guatatura che fe' Orlandino in verso Carlo, che quella che fe' Carlo inverso lui. E lasciato Carlo, tolse il piattello e cominciò a fuggire. El duca Namo prese una coppa d'oro, che Carlo aveva dinanzi, ch'era piena di vino, e disse: - Tieni, valletto, che voi "aviate da boyre". - E questo fece Namo, perché egli non corresse. Orlandino la prese e smontò le scale e fuggiva, ma per la coppa che era piena di vino non poteva correre, ché 'l vino si versava. Namo co' compagni montarono a cavallo e andavangli drieto; e vedendo Orlandino ch'el vino non lo lasciava andare, gìttò il vino e cominciò a correre; e i tre baroni studiavano il passo. E Carlo rimase in sala alquanto turbato per l'atto che Orlandino aveva tatto, e sì per la visione che gli era apparita in sogno, dicendo: - Questi sono de' segni che apparirono a Cesare e al re Filippo di Macedonia ed a Alessandro presso alla loro morte, - rammentando l'uccella che fe' l'uovo in grembo al re Filippo e 'l messo che portò la lettera a Iulio Cesare imperadore.


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     Orlandino ne portò il piattello alla stanza dov'era Berta, e scendendo giù per lo viotto, entrò nella usata stanza. Quando Berta vidde la coppa, incominciò a piagnere e disse: - Oimè, figliuolo, tu m'hai disubidito! O donde hai tu auta questa coppa d'oro? Perché pure vorrai che io sia morta? - E Orlandino diceva com'egli aveva tolto il piattello, e quello che gli fece a Carlo: e uno che v'era dallato gli die' questa coppa piena di vino e disse alla madre che non avesse paura di quello Carlo: - Ché io lo presi per la barba; e s'egli vi volesse far male, io gli darei del mio bastone. - E corse a pigliare una mazza che egli aveva nella grotta: e non faceva Orlandino conto se non di Carlo, e non degli altri, come fanno i fanciulli. In questo mezzo li tre baroni giunsono in su la grotta e smontaro; e 'l duca Namo trasse la spada e andonne giù per lo viottolo. E giunto in su la cavata grotta, disse: - Chi sta qua drento? - Come Berta lo vide, subito lo riconobbe e fuggì in un canto della caverna. Orlandino volle pigliare il bastone, e la madre non lo lasciò fare e abracciollo. Orlandino diceva al duca: - Che venite voi a fare in questa nostra caverna? - E Berta gli dava nella bocca e diceva ch'egli stesse cheto. E 'l duca andò più inanzi e disse: - Chi siete voi, che andate come bestie per le taverne de' boschi e per le grotte? - E intanto giunse Salamone e Uggieri, e Berta gli conobbe tutti a tre. Allora ella cominciò uno dirotto pianto, vedendo non potere fuggire, ed eglino la guatavano, e da capo la domandarono chi ella era. Ed ella si gittò a' piedi del duca Namo e facevagli croce delle braccia e gridò misericordia, e aveva in dosso uno vestimento di panno grosso tutto stracciato e rotto, e in più parte mostrava le carni, e nessuno non la riconoscea, e pure avevano pietà del suo piagnere. La domandarono - Donna, chi se' tu? - Ed ella con grande vergogna disse: - Io sono la sventurata Berta, figliuola del re Pipino, sorella di re Carlo Magno, moglie del duca Milon d'Angrante; e questo è suo figliuolo e mio. - Quando e' baroni sentirono queste parole, tutti s'inginocchiarono piangendo dinanzi da lei e dimandarono che era di Milon D'Angrante. Ed ella con coloro come egli s'era partito da lei come disperato, perché nulla persona non lo voleva recettare per la scomunica che egli aveva; e disse come ella partorì questo fanciullo in quella grotta, e perché egli ebbe nome Rooland, e come, quando Milon si partì, il fanciullo aveva cinque anni. Non v'era niuno di loro che non piagnesse dirottamente; ed ella gli pregava per l'amore di Dio che eglino non lo dicessino a Carlo; e Orlandino piagneva, perché vedeva piagnere la madre. Allora questi tre baroni si tirarono da parte e parlarono insieme e diliberarono al tutto d'aiutarla, e che Carlo le perdonasse per amore di questo garzonetto. E tutti a tre s'impalmorono d'essere suoi campioni e d'Orlandino e in loro difensione e così la confortorono. Tutti a tre in concordia ne vennono a Sutri; e domandati certi cittadini, e' mandorono a Berta vestimenti reali, e mandaronvi delle maggiori donne di Sutri, e fu come reina adorna e rivestita. Orlandino la guatava come ismemorato, e diceva: - Madre, voi siete pure bella; deh non piangete! - e abracciavala. Gli uomini e le donne, che v'erano iti, si maravigliarono vedendo questa cosa. ll duca Namo e' compagni se ne vennono inanzi allo imperadore. Orlandino non volle altra vestimenta che la sua a quartiere, quale ebbe dalla purità.


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