NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Già era giunta l'ora, che il calor della giovane la fredda e potente virtù della polvere dovesse avere estinta, ed ella svegliarsi. Perché, stretta e dimenata da Romeo nelle sue lbraccia, si destò; e risentita, dopo un gran sospiro, disse: Oimè, ove son io? chi mi stringe? misera me, chi mi bacia? E, credendo che questi frate Lorenzo fosse, gridò: a questo modo, frate, servate la fede a Romeo? a questo modo a lui mi conducete sicura? Romeo, la donna viva sentendo, forte si maravigliò, e forse di Pigmalion ricordandosi disse: Non mi conoscete, o dolce donna mia? non vedete, che io il tristo sposo vostro sono, per morire appo voi da Mantova qui solo e secreto venuto? La Giulietta nel monimento vedendosi, ed in braccio ad uno che diceva essere Romeo sentendosi, quasi fuori di se stessa era, e da sé alquanto sospintolo, e nel viso guatatolo, e subito riconosciuto, abbracciandolo mille baci gli donò, e disse: Qual sciocchezza vi fece qua entro, e con tanto pericolo entrare? Non vi bastava egli per le mie lettere avere inteso, com'io con l'aiuto di frate Lorenzo fingere morta mi dovea, e che di breve sarei stata con voi? Allora il tristo giovane, accorto del suo gran fallo, incominciò: O miserissima mia sorte! o sfortunato Romeo! o vie più di tutti gli altri amanti dolorosissimo! Io di ciò vostre lettere non ebbi giammai. E qui le raccontò come Pietro la sua non vera morte per vera gli disse; onde, credendola morta, aveva, per farle morendo compagnia, ivi presso lei tolto il veleno, il quale, come acutissimo, sentia che per tutte le membra la morte gli cominciava mandare. La sventurata fanciulla, questo udendo, sì dal dolore vinta restò, che altro, che le belle sue chiome e lo innocente petto abbattersi e strapparsi, fare non sapea; ed a Romeo, che già resupino caduto era, baciandolo spesso, un mare delle sue lagrime spargeva sopra. Ed essendo più pallida che la cenere divenuta, tutta tremante disse: Dunque nella mia presenza e per mia cagione, dovete, signor mio, morire? ed il Cielo patirà, che dopo voi, benché poco, io viva? Misera me! almeno a voi la mia vita potessi io donare, e sola morire! Alla quale il giovane con voce languida rispose: Se la mia fede e il mio amore mai cari vi furono, viva mia speme, per quelli vi prego, che dopo me non vi spiaccia la vita, se non per altra ragione, almeno per poter pensare a colui, che della vostra bellezza tutto ardente dinanzi ai begli occhi vostri si muore. A questo rispose la donna: Se voi per la mia finta morte morite, e che non debbo io per la vostra non finta fare? Dogliomi solo, che io qui ora dinanzi a voi non abbia il modo di morire; ed a me stessa, perciocché tanto vivo, odio porto. Ma io spero bene, che non passerà molto, che sì come sono stata cagione, così sarò della vostra morte compagna: e con gran fatica queste parole finite, tramortita cadde. Appresso risentitasi, andava miseramente colla bella bocca gli estremi spiriti del caro amante raccogliendo, il quale verso al suo fine a gran passo camminava.


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