NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Da Le Novelle, Parte prima, novella LIII)



     UN FRATE MINORE CON NUOVO INGANNO PRENDE D' UNA DONNA AMOROSO PIACERE, ONDE NE SEGUITA LA MORTE DI TRE PERSONE
     ED EGLI SI FUGGE

     I
     O porto ferma openione, amabilissime donne e voi cortesi gentiluomini, che qui radunati sete per fuggir novellando il noioso fastidio del caldo del merigge, e quest'ora, che molti dispensano o in dormire o in giuocare, trapassate onestamente in raccontar ciò che a la giornata s'intende degno di memoria, che questo nostro utile e pieno di piacer essercizio sia più lodevole - dicasi la parola senza invidia - che consumar il tempo nel sonno o vero nel giuoco, perciò che mi pare aver udito assai spesso dire che ordinariamente il sonno sul mezzo giorno suoi a' corpi nostri di molte infermità esser cagione, le quali se così tosto non si sentono, come l'uomo poi va verso la vecchiezza, sogliono con distillazioni di catarri, discese d'umori, doglie ed altri stimoli mandarne i suoi messaggeri e d'ora in ora accrescer le male disposizioni. Del giuoco penso che non bisogni farne molta lite, ma che sia assai chiaro il più de le volte dal giuocare provenir mille disordini, e oltra la perdita del tempo che è cosa preziosissima, e la perdita de la roba che oggidì si stima da molti il primo sangue, ne nascono tra i più cari amici immortali nemicizie, che tirano a lungo andare dietro a sé questioni, mischie, ferite ed assai sovente morte d'uomini; senza che il giuocare par che tiri a sé per i capegli la bestemmia di Dio e dei santi, peccato troppo enorme e troppo offensivo de la divina maestà.


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