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      L'inno di Garibaldi equivale allo sciampagna; ma lo sciampagna vi fu pure, vi furono i nostri vini nostrali, dono di Dionisio Mauro, vi ebbe un'enorme pizza rustica, fattura di Donna Peppa Gallicchio, che in questi lavori di pasta non ha chi le metta il piede innanzi. Il presidente Mariano Campagna invitò il "Bruzio" a dir qualche cosa e in quell'occasione il "Bruzio" parlò cosí:
     
      Signori,
      Mi si chiedono due parole, ne dirò quattro. Io mi rallegro innanzi tratto del generoso pensiero che vi ha spinto ad unirvi; nella unione sta la forza, e la forza accompagnata dal dritto è la padrona dell'universo. Vi ebbe un tempo che l'ozio fu creduto nobiltà, santità l'ignoranza, e nome di vergogna il nome di operaio. Quel tempo è passato, il primo artefice, il primo maestro, il primo fattore, e l'eterno operaio è Dio. Credere che Dio o siasi riposato, o riposi è un errore. Se si fermasse per poco l'oscillazione del cuore, vi sarebbe mai vita? Se restasse il lento moto della serpentina, l'orologio continuerebbe ad essere quello ch'è? E se Dio ritirasse le mani dal mondo, il mondo cesserebbe di esistere. Il cappello è il simbolo della libertà dell'operaio; lo portano tuttora i fratelli delle nostre congregazioni. È un simbolo, da cui è fuggita l'idea, è una reliquia di antichi tempi, quando la religione non guasta ancora da terrene cupidigie, creava le confraternite per raggiungere uno scopo di pietà ed insieme di politica, rivendicando all'individuo i suoi diritti. Traiano Ippolito è andato testé in giro presentandoci dei sigari sopra un cappello; e la sua fu un'idea gentile; ché certo non ci è chi sia degno di coprirsi sul tramonto d'una utile giornata, e guardare il cielo col cappello in capo, se non l'operaio, che tergendosi, con le mani il sudore della fronte può dire: "Il mio pane non è frutto dei lavori o dei delitti degli avi, ma è frutto delle mie fatiche; è duro, ma il mio sudore lo fa molle; l'ho acquistato senza vergogna, lo mangio senza rimorso". Ho detto ch'ei si terga il sudore con la mano: avete riflettuto che sia la mano?


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Persone in Calabria
di Vincenzo Padula
Parenti Editore Firenze
1950 pagine 319

   





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