Mentre i Saracini colà diretti, venivano scorrazzando il paese, loro venne preso un da quella città. Al Abbas diede ordine di ucciderlo. Quello, per cansar la morte, promise d’introdurlo colla sua gente in Castrogiovanni. Al Abbas, scelti mille cavalli e settecento fanti, s’accinse con essi all’impresa, scortato da quel traditore. Giunto ad un sito, una giornata lontano della città, soffermò. Spedì poi avanti suo Zio Rabbach con iscelta schiera. Nel cuor della notte furono costoro alle radici del monte, sul quale la città è posta. Ivi il prigione additò loro un sito ove potevano appoggiar le scale ed andar su. Saliti, si trovarono al far dell’alba sotto le mura. Entrati per un meato d’acqua, vennero ad assalire i custodi d’una delle porte, i quali mal desti com’erano non opposero resistenza. Aperta la porta, per essa entrò Al Abbas, che, studiando il passo, colà nell’ora stessa era giunto. Così la città fu presa, addì 24 di gennajo dell’859 (109), senza che i cittadini avessero avuto sospetto dell’avvicinarsi del nemico. Le figlie dei patrizî, i più nobili garzoni furono tratti in ischiavitù. Ricchissimo fu il bottino (110).
Morì Al Abbas nell’861. I Saracini siciliani proposero ad occuparne il posto prima un Ahmed ben Jakub, e poi un Abd Allah ben Al Abbas, e ne scrissero all’emir d’Affrica. Abd Allah dopo cinque mesi morì, e nell’862 fu mandato dall’emir a comandare in Sicilia un Cafagiah ben Sofian, il quale prese Noto nell’864 (111). Nell’868 fu da un soldato a tradimento ucciso.
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