Dirà forse il Sig. Conte che parla di quella forma di giudicare e castigare gli Eretici, che stabilita da Innocenzo III. ebbe poi da Paolo III. il suo compimento, e sussiste tuttora in varie parti del mondo cattolico. Ma come poi parlando di questa concertata con tant'avvedutezza da uomini sì grandi, munita di sì provvidi stabilimenti e sì bene equilibrata e connessa colla pietra fondamentale del celeste edificio, ha potuto nel ricercare se sussistano o no gli eccessivi abusi che ad essa vengono attribuiti, e se siano universali e comuni, come ha potuto, dico, sospendere un sol momento il giudizio, e col pretesto di non esserne abbastanza informato lasciare altrui il carico di giudicarne? come ha potuto mettere in dubbio se sia o no conveniente il sopprimerlo, e levare a chiunque non è fornito di pubblica autorità l'abilità di deciderlo? In questa condotta e perplessità, che non può aver luogo neppure nella mente di un rozzo privato che sia sufficientemente informato del suo presente sistema, e molto meno in lui che mostra d'aver sì bene investigate le cose e maturato a dovere quanto al tribunale appartiene, io non trovo quella logica e criterio che ammiro in tant'altri suoi bellissimi opuscoli. Non è giunta a tanto neppur la logica del disgraziato commentatore della Bolla di Paolo III., che pago d'aver pretesa una qualche accidental mutazione d'alcuni soggetti non lascia di scoprirne nel resto la necessità e vantaggio. Furono ben diverse da quelle del Muzzarelli le speranze che concepirono [317] del nostro tribunale e Paolo III., che nel sistemarlo non altro ebbe a cuore che di ingrandire uno de' maggiori sostegni della cattolica Religione, e Pio V., che tanta premura mostrò per metterlo in maggiore attività e vigore, e Paolo.
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