Vero è che Pomponio Mela e Gaio Solino dicono che erano divinamente portate ditte carni. Ma chi è colui di così rozzo ingegno, che non advertisca come fussero quelle vivande e cibi lusinghevoli inganni da ingannare il gusto della ignorante turba? Et anche chi è colui di così puoco discorso, il quale veda Solino contrario ad Herodoto, et il Mela contrario di Solino, che non conosca come variamente è dimostrata questa superstitione: conciosia che quello scriva, qualmente erano ivi poste le carni nel prato appo della città dal magistrato nella oscura notte, che se mangiaveno nel giorno, e che dipoi era detto da quelli del paese fussero uscite fuori della terra? Egli è ben vero che dice Solino come è quella mensa in un luogo dell'ombre, et è sempre apparecchiata abondantemente di lauti, dolci, et aggradevoli cibi et vivande, delle quali ne può mangiare ciascun che vuole et a tutta sua voglia, e benché ne siano mangiate in gran copia da quelli che ne vuoleno, non dimeno imperò non mai mancano, ma sempre ivi crescono divinamente. Ma Pomponio non dice pur una menoma parola, dove si sia questa mensa, o apreso della città overo nella oscura carcere, eccetto che dice come divinamente ivi nascono li cibi. E benché cotesti scrittori non convienono insieme in ogni cosa, pur imperò egli è fermamente da tutti quelli tenuto senza contrarietà, come è una maravegliosa cosa, et anzi divina l'antidetto Convito del Sole. Il che è molto convenevole con questo di Diana, sorella di Phebo, o del Sole, sicome egli dicevano.
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