Spesso accadrà che non esca di casa per tutta la giornata: egli terrà lunga compagnia alle donne che lavorano, starà molte ore al focolare, specialmente a quello della cucina; ma tutto ciò per suo beneplacito, senz'obbligo né regola, indipendentemente affatto dal vostro volere, senza dar conto di lunghissime assenze, e di importanti e frequenti modificazioni nel suo genere di vita. Fissatevi ben bene in mente questa verità: che il gatto non vive, come le altre bestie, pei vostri comodi, pei vostri piaceri; egli vive solamente per sé, non ubbidisce che ai propri capricci, né fa alcun conto di voi se non in quanto vi trova pronti a' suoi desideri. Per esempio: egli verrà trenta volte, senza cercarnelo, a riposarsi sulle vostre ginocchia: la trentunesima che lo chiamate voi, egli non vuole, e se non vuole è finita. Pigliatelo e tenetelo a forza, che fingerà un istante di accomodarsi, e appena lo lasciate libero, vi scappa. Più vi ostinate, e più in lui si rinforza il puntiglio e lo spirito di contraddizione. Insomma, potrete bensì ucciderlo; ma ottenere da lui a contraggenio un atto anche minimo di sommissione e ubbidienza, questo no, eternamente no, no se avesse a precipitare il mondo.
O che bestia di carattere! o che sublime istinto di fiera indipendenza! di quella indipendenza che ha l'unica sua ragione in se stessa. L'arte classica ha voluto personificare la libertà in una donna, e la donna è sempre schiava. Speriamo che il romanticismo fra tante ardite e importantissime novità introduca anche questa: di simboleggiare quella dea in una gatta; persuasi che se perderemo alcunché dal lato estetico, verremo largamente compensati dalla verità del concetto.
| |
Sul gatto
Cenni fisiologici e morali
di Giovanni Rajberti
Editore Bernardoni Milano 1846
pagine 98 |
|
|
|