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      E quando è di bisogno ad alcuno di camminar per la regione, colui si fa alcune scarpe di detti giunchi insieme intrezzandogli, ma, prima che ve n'abbia fatto le seconde, le prime sono sdrucite e consumate. Di qui si può argomentar quale abbia da essere la vita di questi tali, che invero è miserissima. Nel monte altro non nasce che panico, di cui ne fanno il pane e l'altre loro vivande. Egli è vero che ne' piedi del detto monte sono molti giardini d'uva, di datteri e di persiche in gran quantità: alle quai persiche levano l'osso e dividonle in quattro parti, poi le seccano al sole e cosí le serbano per tutto l'anno, tenendo ciò per cibo delicatissimo. Ancora nelle coste sono molte vene di ferro, il quale essi lavorano, e fanno cotai pezzi co' quali ferrano i cavalli; e i medesimi pezzi servono eziandio per moneta, percioché poco o nulla d'argento si truova per quella regione. Ben de lor ferri cavano molti danari, perché ve ne vendono in molta quantità; e ne fanno anco certi pugnali, ma non tagliano punto. Le femine usano portare anella del detto ferro nelle dita e negli orecchi, e peggio vestono che gli uomini; queste vanno di continuo ne' boschi, sí per far legna come per pascolar le bestie. Quivi non è civilità né alcuno che sappia lettere, e sono come le pecore, nelle quali non è né giudicio né intelletto.
      Mi raccontò il cancellieri del signore di Dubdu una piacevole novella, nella quale si contiene la natura di costoro. Dissemi che 'l signore mandò nel detto monte un certo suo vicario, uomo di molto ingegno, il quale, invaghitosi d'una di quelle montanare, non sapeva come recare a fine il suo amoroso desiderio, percioché ella era maritata, né mai il marito la lasciava sola.


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Navigazioni e Viaggi
Volume Primo
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1094

   





Dubdu