Non ammazzano le donne, ma le salvano a far figliuoli, non altrimenti che facciamo noi le galline per ova. Le vecchie usano per schiave.
In queste isole e nelle altre, cosí gli uomini come le femine, subito che presentono questi canibali approssimarsi a loro, non trovano per loro altra salute che fuggire, ancora che usino saette acutissime per difendersi; nondimeno, a reprimere il furore e la rabbia di quelli, trovano che poco gli giovano, e confessano che dieci canibali mettono in fuga cento di loro. Non poterono li nostri ben intendere che adorasse questa gente altro che il cielo, sole e luna. Delli costumi d'altre isole, la brevità del tempo e mancamento d'interpreti fu causa che non potettero saper altro. Gli uomini di quella isola usano in luogo di pane certe radici di grandezza e forma di navoni e carote, alquanto dolci, simili alle castagne fresche, le quali chiamano agies. Si trova ancora un'altra radice, che chiamano iuca, della qual fanno pane in questo modo, che la tagliano sottilmente e poi la pestano, la qual ha sugo assai, e ne fanno a modo di focaccie. Ma è cosa maravigliosa questa radice, che chi beve il suo succo subito muore, ma il pane che fanno della massa pesta, buttato via il succo, è sano e saporito. Èvvi ancora un'altra sorte di grano, che chiamano maiz, del qual fanno pane, ed è simile al cece bianco over piselli, e fa una panocchia lunga una spanna, acuta, grossa come è il braccio, dove sono messi li grani ad ordine. L'oro appresso di essi è in alquanta estimazione; ne portano alcuni pezzi appiccati all'orecchie e al naso.
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