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      E per questo alzate le mani al cielo e date infinite lodi al Signor Giesú Cristo, per le grazie che vi fa, se farete quello che Sua Maestà vi comanda e io in suo reale nome ve ne richiedo; perché se amate la vita vostra e quella de' vostri amarete anco il suo regio servigio e la pace, e Sua Maestà terrà memoria di voi per farvi delle grazie, e io in suo nome vi darò tutto quello che avrete di bisogno, e vi concederò la pace e la securtà, e capitulerò con voi come abbiate a vivere onorato e in quella parte di questa isola che voi vi eleggerete con le genti vostre. Sí che, poiché inteso m'avete, ditemi il voler vostro e quello che intendete di fare".
      A tutte queste parole stette il caciche molto attento e con molto silenzio, insieme con gli suoi Indiani e co' cristiani che ivi erano, e tosto a questo modo rispose: "Io non desiderava altra cosa fuori che la pace, e conosco la mercé che Iddio e l'imperatore nostro signore mi fanno in questo: e perciò ne bacio i suoi reali piedi e mani, e se non sono fino a questa ora venuto a questo, è stato solo per le burle che m'hanno fatte i cristiani e la poca verità e fede che m'hanno servata, e perciò non ho avuto ardire di fidarmi d'uomo alcuno dell'isola". E seguí facendo molte querele particolari di quello che gli era stata fatto, referendo quanto era passato dal principio della sua ribellione. E detto questo s'alzò e si tirò da parte co' suoi capitani, e mostrò loro le lettere e parlò alquanto con loro sopra quello che fare voleva. E perché nella lettera che gli scriveva Sua Maestà lo chiamava don Enrico, da allora in poi tutti i suoi Indiani lo chiamarono "don Enrico, mio signore".


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Navigazioni e Viaggi
Volume Quinto
di Giovanni Battista Ramusio
pagine 1260

   





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