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      Queste cose noi avremmo dovute dirle prima che avvenissero i disastrosi fatti del monastero, perchè il lettore si sarebbe fatto capace allora di ciò per cui forse gli è rimasto qualche dubbio; ma quelli erano momenti di gran trambusto e premura; in ogni modo, può provvedere la spiegazione d'oggi al silenzio d'allora, e può provvedere a spiegare la tenacità onde la Crivello si strinse ad Ada per non abbandonarla più, il motivo per cui, in carrozza, avendo dirimpetto il Suardi, mentre il cocchiere sferzava i cavalli a fiaccacollo, si tenne abbracciata ad Ada come chi vuol salvar la vita a una figliuola minacciata di morte da un assassino.
      Tuttavia, quando si trovò nella casa della Baroggi, avendo sentito il tenore onesto delle parole del Suardi, ed esplorato il contegno della donna, mite, riguardoso ed educato; e poscia avendo notate le abitudini devote di essa, si tranquillò e tacque; quando poi, avendo insinuato ad Ada l'idea di supplicare quella donna perchè volesse condurle alle loro case, l'innamorata fanciulla protestò con pianti di non voler per nessun conto fuggir prima che il Suardi non fosse tornato; ella si trattenne, ed aspettò prudente e lasciò fare, guardinga però e sospettosa; ed avendo sentito a parlare il Suardi, quasi anch'essa si lasciò andare a credere alle maliarde parole di lui, e non si rifiutò d'andare a Montepiatto per non abbandonare la sua cara Ada. Ma qui, ne' discorsi fatti colla Baroggi, sentendo il nome del rapitore, si risovvenne di quanto sul conto di quel nome avea udito più volte in casa; e col coraggio di una madre che è spietata colla figlia in ragione dell'amore che le porta, le manifestò tutti i suoi sospetti, e le raccontò le storie che conosceva in parte; e le dimostrò che non poteva essere se non un tristo colui che aveva potuto osare una così scellerata impresa di rapire a tradimento una fanciulla da un monastero.


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Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





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