Pagina (711/1507)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il mondo nella contemplazione di alcuni spettacoli trova il modo di ammirare insieme e di deridere; trova degno del più grande elogio che una cosa sia stata fatta, e non sa nel tempo stesso capacitarsi che vi possano essere stati uomini di pasta così molle da lasciarsi indurre a farle.
      La contessa e la giovinetta uscirono dunque sole; la prima in tutto quello sfarzo imposto dalla solennità; la seconda in quella semplicità, ben s'intende riccamente decorosa, voluta dalla sua condizione non ancor cessata di educanda, e fors'anche, chi lo sa? dal desiderio materno che la semplicità facesse parere ancora più giovane d'anni quella beltà adolescente. Il topè necessariamente ci doveva essere, e la polvere di cipro aveva dovuto imbiancare quelle chiome di seta bruna, la cui bellezza era un geloso segreto di cui non era a parte che la governante e la mamma; ma il grembialetto di levantina nera colle spalline non venne dimenticato; tanto era piaciuto a donna Clelia che l'aura infantile circondasse quella sua figliuola più di quello che l'età comportasse. Una rosa purpurea, intrecciata nei capelli, era il solo ornamento accessorio che alterava di qualche poco la sobrietà di tutto il resto.
      Vicina alla contessa, a cui lo sfarzo sovrabbondante aveva come scemata quella perfetta somiglianza che due sere prima mostrò d'avere colla figlia, questa poteva rendere l'imagine dell'arte pura del quattrocento posta a raffronto coll'arte sfoggiata di poi a Venezia da Tiziano e Paolo; pareva - già le similitudini non costano niente - la giovinetta e primitiva Etruria messa a paro colla Roma imperiale, decadente sotto il manto di porpora e d'oro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Cent'anni
di Giuseppe Rovani
pagine 1507

   





Clelia Venezia Tiziano Paolo Etruria Roma