Esso è Alessandro Verri; la sede dove depose quella testimonianza è la sua Storia delle vicende memorabili dal 1789 al 1801.
Nessuno speri però di trovarla nei due volumi usciti in luce due anni sono; chè coloro i quali tennero il manoscritto dall'egregio nipote di Alessandro, stettero intorno ad esso colla preoccupazione gelosa di chi compilava i libri ad usum Delphini, e però non ebber cura che di amputare crudelmente dal corpo del libro quella dozzina di pagine le quali si riferivano appunto alla vita privata di Pio VI, pagine che per la novità inaspettata delle notizie e per l'amore coraggiosissimo del vero onde venivan pôrte, risolvevansi in quella che si chiama una rivelazione. Per caso però, anzi per cortesia dell'editore-tipografo, noi abbiamo veduto quel manoscritto e lette quelle pagine, e ne abbiam tenuto conto pel nostro libro. Ad ogni modo, preghiamo coloro che operarono la barbara amputazione, a porvi riparo, col pubblicare in seguito la parte espunta o nelle copie rimaste, o in una nuova edizione di quella storia.
E questo nostro desiderio è tanto più caldo in quanto, non avendo potuto serbare a memoria quelle pagine preziose, oggi siamo stati costretti a limitarci all'unico fatto dianzi citato, il quale sta nel Diario di Camillone; e ad omettere, per timore di alterarli in qualche parte, altri fatti simili e peggiori che il Verri racconta distesamente.
Ora non v'è considerazione di sorta che valga a scemar fede alle parole del Verri, chè anzi tutto concorre a comunicar loro una autorità incontrovertibile, e perchè Alessandro Verri dimorò costantemente a Roma durante il pontificato di Pio VI, e ha potuto conoscere di presenza tutti quei fatti intimi che, sebbene importantissimi e di gran peso nelle valutazioni storiche, pure sono di tal natura che non varcano sempre il recinto della città, nè talora quello del palazzo; e sono poi gelosamente mantenuti all'ombra da uomini interessati; e perchè il Verri era uomo tutt'altro che avverso al potere pontificale; e del nuovo ordine di cose, che procellosamente si annunziarono alla fine del secolo passato, era estimatore severo e sospettoso e timoroso, e spesso anche denigratore; non per difetto della sua mente, nè per mal animo, ma per il punto di vista a cui si trovò o si pose per osservare la prospettiva che gli si svolgeva d'intorno; punto di vista disadatto a comprenderla tutta e a giudicarla spassionatamente.
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