Fissato adunque il viso del Baroggi, che avrebbe assai di buon grado trascelto anche per sè, perchè tra gli occhi del giovane milanese e quelli del vicerè passava la differenza che esiste tra un carbonchio e un opale, coll'avventatezza che dà l'inesperienza giovanile e col piglio autorevole che l'alta sua posizione e la maritale condiscendenza le concedeva:
- A voi, disse rivolgendosi al giovane; vogliate essere il cavaliere di questa fanciulla, e accompagnatela in slitta.
La strana proposta, messa innanzi colla solennità del comando, fece senso a tutti gli astanti, stupore ai genitori bigotti della Gentili, dispetto al conte Alberico, e mise in un grande imbarazzo il Baroggi, il quale, assalito repentinamente in quel punto da quella timidezza passeggiera che talvolta lo rendeva impacciato e inerte, ed era così in opposizione col fondo dell'indole sua franca, coraggiosa e talvolta persino audace, non seppe nè muoversi, nè rispondere. In quanto alla giovinetta Stefania, or guardava perplessa la viceregina, ora interrogava coglii occhi i parenti, ora fissava il Baroggi, con una espressione indefinibile. Solo il crotalo Alberico rimase dimenticato da lei, dalla viceregina, da tutti, fuorchè dai parenti, che lo guardavano come a dirgli: «Provvedete ora voi ad impedire questo scandalo». Ma il crotalo si rannicchiò in se stesso, condensando veleno e bava per il futuro, e lasciò fare.
XXIII
Il Bichinkommer, che stava seduto dietro al Baroggi:
- Su via, coraggio, gli disse; mi sembrate un collegiale: lasciatevi ajutare da questa pollastrona di sangue reale, che mentre non sa quel che si fa, pare incaricata dal destino a strappare la tortorella dagli artigli del nibbio.
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