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      del tempo, lento domator del tutto.
      Era amore ogni cosa intorno a noi.
      Noi sentivamo il palpito segretodella terra, che d'erbe, d'animali
      e di tutti i colori e le vaghezzes'ammanta per parer più bella al cielo,
      che la mira con tanti occhi ridenti.
      E quando vedevam più forti e arditenell'aere librate altre gemelle
      gli spazi navigar del firmamento:
      levati,
      mi diceva, "Anima, ardisci";
      e dal disio portate entrambe il volo
      dell'aquile prendendo, fin nel sole
      giungemmo, e quivi a due vive fontane,
      donde talor piovono spruzzi in terra,
      bevemmo il vero e il bello. Oh, vita mia,
      or chi mi guida il volo, ed a quell'acque
      mi riconduce? Per me spento è il sole,
      seccate le sue fonti, e in mezzo al buio
      dell'universo un ventilare io sento:
      certamente è la morte che a me viene.
     
      Il tagliar d'una spada
      apremi le palpebre,
      e una voce m'interroga: "Che vedi?"
      Una spada rovente
      in questo universale tenebrore
      splender sinistramente."
      Or ch'hai veduto, credi.
      La spada del dolore
      è il solo ver che esiste in mezzo al niente.
      Quella che chiamano - luce di scienza
      è breve tenue - fosforescenza
      che delle lucciole - sta sotto l'ale.
      Perché la dicono - luce immortale?
     
      La parola creava
      un mondo, e il colorava.
      Ed essa d'ogni cosa
      è la sustanza ascosa,
      il nocciolo del frutto
      che vietato e gustato
      produsse tanto lutto.
     
      Così gli uomini sciocchi
      credettero con gli occhi
      proprio di vedere
      le ragioni immortali
      e de' beni e de' mali.
      Ma fu solo un parere;
      fu un'eco ripercossa
      a cui dier polpa ed ossa.
     
      Il vero è tutto buio,
      e non ha alcun colore,


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Ricordanze della mia vita
Volume Secondo
di Luigi Settembrini
pagine 356