Per altro il secondo, che aveva in tante altre circostanze date così luminose prove della sua capacità, della sua facondia e del suo zelo, tacque nella presente; e diede col suo silenzio apparente ragione a' suoi emuli per metterlo in disgrazia del sovrano: ma Tadeo di Suessa, escludendo le accuse date a Federico, dichiarò che questo principe non altro aspettava che la sua riconciliazione colla Chiesa per portare le armi contro gl'infedeli; che offriva al concilio tutte le forze del suo Impero, della sua persona, ed i suoi tesori per difesa della fede; e quando Innocenzo gli domandò quai mallevadori potrebbe dare di così belle promesse, rispose Tadeo; i più potenti di Cristianità, i re di Francia e d'Inghilterra. Noi non ci curiamo, replicò Innocenzo, d'avere mallevadori gli amici della Chiesa, coi quali ella dovrebbe poi inimicarsi qualunque volta il vostro padrone mancasse, com'è suo costume, alle promesse59.
Il giorno 5 di luglio si tenne la seconda sessione del concilio. Innocenzo rinnovò più circostanziatamente le sue accuse contro Federico, e Tadeo le confutò nuovamente con non minore eloquenza che coraggio; al rimprovero d'aver violati i trattati colla Chiesa, rispose esaminando ad una ad una le supposte infrazioni; nel quale esame la condotta dello stesso pontefice non andò esente da censura. Con minori risguardi trattò ancora il vescovo di Catania ed un arcivescovo spagnuolo, che avevano caldamente ridette le accuse del pontefice, dando loro a nome dell'imperatore un'aperta mentita.
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